Nella settimana che ci separa dal 25 aprile, in occasione del 75° Anniversario della Liberazione, grazie alla collaborazione con don Pier Giuseppe Accornero che, ha scritto un breve saggio su come vescovi piemontesi abbiano contribuito a salvare ebrei e partigiani, paesi e comunità, obbedendo al duplice amore per Dio e per l’uomo, pubblichiamo alcune brevi biografie di pastori che noi pianezzesi abbiamo avuto l’occasione di conoscere e frequentare.

-1- Maurilio Fossati (1876-1965), arcivescovo di Torino

Nell’aiuto agli ebrei e ai partigiani, con l’arcivescovo di Torino, «defensor civitatis», collabora il segretario mons. Vincenzo Barale.


28 aprile 1956
L’arcivescovo M. Fossati con don Cossai a Pianezza, in occasione dei festeggiamenti per il 300° della prima predicazione dei Missionari della S. Vincenzo in Piemonte, avvenuta a Pianezza.

Scrive lo storico don Giuseppe Tuninetti: «Nei confronti del fascismo Fossati tenne la schiena diritta: non fu mai servile e all’occorrenza protestò contro prepotenze e violenze fasciste. Il regime volle punirlo arrestando il segretario. Non c’è comunità parrocchiale della diocesi di Torino che non abbia offerto soccorso agli ebrei. La parola d’ordine di Pio XII era aiutare e salvare gli ebrei. Fossati la fece propria, avvalendosi di tutti gli strumenti, a cominciare dal segretario Barale». Non potendo arrestare il cardinale, il 3 agosto 1944 la polizia fascista preleva il segretario, lo chiude in via Asti, poi nel braccio tedesco delle «Nuove», infine nel domicilio coatto dell’Istituto Sacra Famiglia a Cesano Boscone (Milano). Lo salva dal «lager» il cardinale arcivescovo di Milano Alfonso Ildebrando Schuster. Nel 1955 l’Unione delle comunità israelitiche italiane gli conferisce la medaglia d’oro: «Accolse e protesse gli ebrei che nelle persecuzioni si rivolsero a lui. Attraverso inenarrabili pericoli trasse a salvamento, nascondendo o facilitando l’espatrio, singoli e famiglie. Nemmeno in carcere interruppe la sua attività instancabile, illuminata dalla fede».