Michele Pellegrino (1903-1986), futuro arcivescovo di Torino.

A Fossano insegna in Seminario, dirige il settimanale diocesano «La Fedeltà», è vicario generale. In rotta di collisione con il nazifascismo, a un prete che va cappellano dei partigiani intima: «Non toccherai un’arma e assisterai tutti». Lo chiamano per il funerale a un aviatore inglese caduto. Il federale: «Lasci stare quel cane». «Davanti a Dio e alla morte siamo tutti uguali». Nel suo archivio c’è la «Relazione delle trattative effettuate per lo scambio di ostaggi fra le Brigate nere “Novara” e “Cremona” e i partigiani» (agosto 1944). Nella primavera 1945 prepara alla Pasqua i partigiani di Giustizia e libertà. Suggerisce a don Piero Giacobbo, viceparroco a Bra, di seguire i giovani dell’oratorio che vanno partigiani.

Pianezza è particolarmente grata a padre Pellegrino – come preferiva essere chiamato – per il dono che ha fatto al paese e alla diocesi intera della Villa Lascaris, che è stata trasformata da villa ad esclusivo uso privato a centro di spiritualità e preghiera aperta a tutti.

Fu presente con le Visita pastorale del 1975 e visitò più volte la Casa Benefica e l’Istituto Sordomuti.