Quando Mosè arriva in vista della Terra promessa, che non riuscirà a raggiungere dopo averla tanto sognata, rivolge al popolo d’Israele le sue ultime parole. Al termine della sua vita lascia dunque una sorta di testamento spirituale, esposto nel libro del Deuteronomio, l’ultimo del Pentateuco. Il suo discorso è significativo ancora oggi soprattutto per quanto riguarda il tema delle disuguaglianze, qui simboleggiate da alcune categorie di persone che necessitano di aiuto e rispetto: l’orfano, la vedova e, in modo particolare, lo straniero. Nell’Antico Testamento si legge: «Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra cervice; perché il Signore, vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto» (Dt 10,16-19).

Sul sito del Centro Pime, la teologa Valentina Venturini analizza questo passo partendo dalla constatazione che Mosè, che aveva liberato gli israeliti dalla schiavitù degli egiziani e li aveva costituiti come popolo, ritiene importante sottolineare la necessità di praticare la giustizia focalizzandosi non tanto su azioni generiche, quanto su gesti concreti e comuni. Per attuarli, però, l’essere umano ha bisogno di aiuto, perché non può farcela da solo. La circoncisione del cuore è quindi un invito alla conversione, resa possibile unicamente dal dono che precede e dischiude la possibilità di aderirvi: l’alleanza voluta da Dio. Così, «Il Signore, tuo Dio, circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu possa amare il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima e viva» (Dt 30,6).

Mosè parla poi della giustizia del Padre, amministrata con imparzialità, nei confronti dell’orfano e della vedova, ma soprattutto del forestiero, sul quale si sofferma a dire qualcosa in più. Al forestiero, ovvero colui che da straniero risiede stabilmente in un luogo senza avere gli stessi diritti di un autoctono (ad esempio la possibilità di possedere della terra), vanno dati amore, pane e vestiti. Non una generica giustizia, dunque, ma attenzioni concrete. La tutela legale dello straniero era presente anche in ordinamenti di altri popoli del Vicino Oriente Antico, ma solo in quello d’Israele si esorta ad amarlo. Questa unicità è legata all’essere stato estraneo in terra d’Egitto e al ricordo di tutti i gesti compiuti dal Signore in suo favore. Questo Dio ha dichiarato il suo amore totale per questo piccolo popolo e, allo stesso tempo, si è impegnato a dare a chi non è israelita il sostentamento necessario a vivere. Il suo cuore è più grande, perché il suo amore è per tutti.

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