CHIESA DEL GESÙ

La chiesa del Gesù nel 1900

La chiesa fu voluta dalla confraternita legata alla devozione del SS. Nome di Gesù, predicata in Piemonte da San Bernardino da Siena nel 1414.
La costruzione, iniziata nel 1680 e terminata nel 1682, fu resa possibile dal forte contributo in denaro del Consiglio Generale della Comunità. Armonicamente ben costruita, con un’elegante facciata in paramano a piani sovrapposti separati da un cornicione, presenta gli elementi caratteristici dell’architettura seicentesca. Scandita da lesene che la suddividono in sei specchi, termina con un timpano sormontato da brevi pinnacoli. Al centro, sopra il portone d’ingresso, una finestra tripartita da due colonnine alleggerisce l’insieme e dà luce alla navata.

La chiesa ha una sola navata interrotta da due cappelle laterali.
Notevole per eleganza è il cornicione aggettante che, appoggiandosi su pilastri e lesene e continuando nell’abside, definisce tutto il perimetro interno della chiesa.
Interessante la soluzione angolare dei capitelli, come molto raffinate sono le lesene angolari spezzate lungo l’altezza.
La volta a botte, completamente affrescata, riporta i simboli vescovili e quelli relativi al SS. Nome di Gesù.
La parete a cui si appoggia l’altare maggiore separa il presbiterio da un ampio coro allestito ora a cappella invernale.

Il portone d’ingresso restaurato nel 2006, esternamente è in legno di noce nazionale intagliato e scolpito, e internamente in legno di pioppo. E’ composto da quattro ante con sei specchiature. Le inferiori sono a losanghe completate da otto piccoli riquadri, mentre le superiori riportano entrambe il simbolo del Santissimo Sacramento. Le quattro ante sono raccordate al centro dalla testa di un puttino e da un festone scolpito a foglie e frutti, tra i quali sono preminenti la melagrana e il fico.

L’organo datato 1885 è attribuito ai fratelli Collino di Torino. È a canne ed è munito di un congegno a mantice. Ora, dopo molti rimaneggiamenti, si avvale anche di un mantice a motore.

La cappella della Consolata
Sulla parete a destra di chi entra si trova la cappella della Consolata costituita da un altare in stucco sorretto da due colonnine. Il fastigio è retto da colonne a capitello composito; due volute incorniciano la dedica: “La Confraternita del Santissimo Nome di Gesù restaurò l’altare di San Giuseppe e di Maria Consolatrice nel 1843 e lo abbellì nel 1879”. Nella nicchia in mosaico dorato due puttini fiancheggiano l’ottocentesca statua della Consolata scolpita in legno di pioppo. Coevi sono i sei candelieri di legno intagliato e dorato.
La devozione alla Consolata in Pianezza si consolidò a partire dal 1843, allorché la Confraternita del Nome di Gesù si aggregò alla Compagnia Primaria della Consolata di Torino, per godere di tutte le indulgenze e i privilegi spirituali a quella concessi. Scopo primario erano le pratiche di culto, le processioni, l’accompagnamento ai funerali, la beneficenza e il mutuo soccorso

Ai lati dell’altare sono posizionate la pala d’altare con Sant’Isidoro e Sant’Antonio abate sotto la protezione della Consolata e la palacon San Giobbe e Sant’Aventino, sotto la protezione della Consolata, olio su tela, di autore non identificabile del sec. XVII.
A sinistra e a destra della cappella della Consolata due nicchie custodiscono le statue di Santa Margherita e di San Rocco.

Sacra Famiglia: olio su tela.

Autore sconosciuto del XVIII sec.

Il dipinto raffigura la Sacra Famiglia al di fuori degli schemi tradizionali. Nel registro inferiore del quadro sono presentati Maria, Giuseppe e il Bambino a tavola.

Il presbiterio
Nel presbiterio campeggia l’altare maggiore; originariamente in cotto, fu rifatto in stucco dipinto ad imitazione di marmo nel 1780 e più volte rimaneggiato.
Imponente e scenografico ha colonne tortili speculari a coppie, e capitello composito a sostegno della trabeazione mossa ed elegante. Su di essa poggia una grande copia del quadro della Consolata.

La pala d’altare è una tavola centinata dipinta e firmata da Rodolfo Morgari, datata 1860. Rappresenta la “Circoncisione di Gesù”.
La sacra mensa è sorretta da una base ottenuta utilizzando due antichi candelabri a braccio; sono di legno scolpito e dorato, così come i candelabri a stelo.
Il tabernacolo,di legno dorato, è scolpito secondo ritmi barocchi aggraziati e modulati nell’elegante rilievo dei festoni tra le volute, e nei delicati puttini sugli spigoli smussati.

Ai lati dell’altare due statue: San Grato a sinistra e San Bernardino da Siena a destra.Entrambe le statue, di gesso, sono inserite in una nicchia sovrastata da un fastigio con puttino. Dietro il capo dei due Santi è posta una grande conchiglia tipico elemento architettonico barocco.
Pala d’altare con San Rocco, Sant’Antonio da Padova e Santa Margherita sotto la protezione della Consolata:è un olio su tela di autore non identificato vissuto nel secolo XVIII.
Sulla parete destra Deposizione: olio su tela firmata da Giulio Cesare e Alessandro Semino, genovesi, vissuti nel XVI secolo.
La cappella di San Giuseppe presenta un altare in stucco sorretto da due colonne intarsiate di legno dipinto, tortili alla base, con capitello composito, che sostengono il fastigio movimentato e aggettante caratterizzato da eleganti volute.
La cappella invernale è stata ottenuta dalla ristrutturazione dell’abside, un tempo utilizzata come coro riservato alle pratiche religiose della confraternita.