Sabato 25 e domenica 26 novembre le S. Messe domenicali della Parrocchia saranno tutte celebrate nella chiesa dedicata al S. Nome di Gesù che riapre al culto dopo nove mesi di interventi di restauro che hanno interessato tutto l’altare maggiore.

La costruzione della chiesa, iniziata nel 1680 e terminata nel 1682, grazie anche al forte contributo in denaro del Consiglio Generale della Comunità del tempo, fu voluta dalla Confraternita legata alla devozione del SS. Nome di Gesù. Oggi come allora, la comunità pianezzese «incoraggiata anche da un cospicuo contributo della Fondazione C.R.T.» si fa ancora carico del proprio patrimonio religioso e culturale. Perciò in occasione del Natale i fedeli e i pianezzesi saranno invitati a contribuire a questo importante recupero di questo bene storico.

La chiesa della confraternita, cara anche ai pianezzesi per il culto alla Madonna Consolata, tipicamente seicentesca, con una aggraziata facciata, è stata oggetto nel corso dei decenni di numerosi interventi di manutenzione quali rifacimento del tetto, sistemazione del campanile, restauro della sacrestia e dei pavimenti della chiesa, necessitava ancora che fosse risanato l’altar maggiore che, aveva subito molti anni fa, causa anche infiltrazioni d’acqua, numerosi danneggiamenti.

Il responsabile del restauro Riccardo Moselli nella relazione tecnica che sarà pubblicata sul numero di Natale di “Pianezza Comunità” scrive che:

«L’alternanza cromatica tra i finti marmi dipinti e le specchiature monocrome era così sfalsata da creare contrasti artificiosi che mal si legavano nel disegno delle architetture che denotano, invece, la mano di un progettista raffinato e attento agli equilibri delle forme. I finti marmi erano sormontati da vernici ormai alterate verso tonalità cupe e ambrate che impedivano la lettura della brillantezza originale, tali finiture lustre erano a loro volta state riprese con stesure manutentive che conferiscono un aspetto lucido che si allontanavano da quella che doveva essere la più morbida lucentezza originale».

«È stato un lavoro molto attento, su indicazione della Sovraintendenza, per recuperare quell’equilibrio cromatico che la chiesa aveva in tutti i suoi elementi alla fine dell’800 o agli inizi del primo ‘900. – Ci ha detto il parroco don Beppe – Dorature, colori, statue, fondi sono stati riportati a quegli anni. È stato un lavoro interessante e meticoloso che la ditta Moselli – già artefice del restauro della chiesa parrocchiale – ha saputo portare a termine con maestria».