Si è svolta a Trieste la 50ª Settimana dei cattolici a Trieste dal 3 al 7  luglio 2024)  dal titolo “Al cuore della democrazia”.

È stata inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e conclusa da Papa Francesco e ciò non è mai avvenuto in quasi 120 anni  da quando furono, inventate dal beato Giuseppe Toniolo, la prima si svolse a Pistoia nel 1907.

Il Presidente ha esordito dicendo che : « Democrazia. Parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo.

È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore. Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere.

Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera.
Insieme una conquista e una speranza che, a volte, si cerca, in modo spregiudicato, di mortificare ponendone il nome a sostegno di tesi di parte».

Mattarella prendendo spunto dall’assenteismo degli elettori che si verifica ormai costantemente e i maniera sempre maggiore negli ultimi anni dice: «Si può pensare di contentarsi che una democrazia sia imperfetta? Di contentarsi di una democrazia a “bassa intensità”? Si può pensare di arrendersi, “pragmaticamente”, al crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della “cosa pubblica”? Può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori? Per porre mente alla defezione, diserzione, rinuncia intervenuta da parte dei cittadini in recenti tornate elettorali. Occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare. Occorre, piuttosto, adoperarsi concretamente affinché ogni cittadino si trovi nelle condizioni di potere, appieno, prender parte alla vita della Repubblica. I diritti si inverano attraverso l’esercizio democratico. Se questo si attenua, si riduce la garanzia della loro effettiva vigenza»

Nel suo discorso ha aggiunto: «Democrazie imperfette vulnerano le libertà: ove si manifesta una partecipazione elettorale modesta. Oppure ove il principio “un uomo-un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori». Ha rivolto anche lo sguardo all’Europa quando afferma :« ll percorso democratico, avviato in Europa dopo la sconfitta del nazismo e del fascismo, ha permesso di rafforzare le Istituzioni dei Paesi membri e di ampliare la protezione dei diritti dei cittadini, dando vita a quella architrave di pace che è stata prima la Comunità europea e adesso è l’Unione. Una più efficace unità europea – più forte ed efficiente di quanto fin qui siamo stati capaci di realizzare è oggi condizione di salvaguardia e di progresso dei nostri ordinamenti di libertà e di uguaglianza, di solidarietà e di pace».

Papa Francesco ha chiuso invece i lavori della Settimana sottolineando che «l’indifferenza è un cancro della democrazia»;  invita alla partecipazione, che va allenata con solidarietà e sussidiarietà, perché la fraternità fa fiorire i rapporti sociali»

Si è dimostrato preoccupato per l’astensionismo elettorale con un discorso sottolineato da molti applausi che si è aperto con il ricordo del nonno Giovanni che ha combattuto sul Piave e che gli fece conoscere Trieste».

Con la sua solita chiarezza il Papa  afferma : «La democrazia non gode di buona salute ovunque , Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo e perciò serve creatività per il futuro in Italia e nel mondo. In Italia è maturato l’ordinamento democratico dopo la Seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici.

Si può essere fieri di questa storia, sulla quale ha inciso pure l’esperienza delle Settimane Sociali; e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento per assumere la responsabilità di costruire qualcosa di buono nel nostro tempo. Democrazia non è solamente il voto, ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare.

E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va “allenata”, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche. La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare»

Infine, un appello accorato: «Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune.

Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale.

Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico.

Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No. Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce. Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte.

E questa è una cosa importante nel nostro agire politico, anche dei pastori nostri: conoscere il popolo, avvicinarsi al popolo.

Un politico può essere come un pastore che va davanti al popolo, in mezzo al popolo e dietro al popolo. Davanti al popolo per segnalare un po’ il cammino; in mezzo al popolo, per avere il fiuto del popolo; dietro al popolo per aiutare i ritardatari.

Un politico che non abbia il fiuto del popolo è un teorico. Gli manca il principale».

Da Trieste, affacciata sull’Europa, crocevia di popoli e culture, terra di frontiera – conclude papa Bergoglio – «alimentiamo il sogno di una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità». Parole di speranza, che invitano a credere in un futuro migliore e investono Trieste e l’Italia di una responsabilità impegnativa.

Per approfondire il teme: https://www.settimanesociali.it/