Venerdì 13 gennaio presso la biblioteca di Pianezza, si è svolto un dibattito organizzato dall’Associazione “Insieme cambiamo Pianezza” dal titolo: Pluralismo educativo.

Il giornale diocesano LaVOCEEILTEMPO ha pubblicato il seguente articolo:

Pluralismo educativo e dispersione scolastica. Questo il filo conduttore della serata organizzata a Pianezza la sera di venerdì 12 gennaio dall’associazione «Insieme cambiamo Pianezza».
Sul tema: «Come la scuola può battere le mafie» hanno dibattuto suor Anna Monia Alfieri che, senza tanti giri di parole e senza curarsi del politicamente corretto, ha lanciato un personale grido d’allarme sul fatto che «la scuola italiana si stia progressivamente avviando verso un monopolio educativo, dovuto principalmente al fatto che non esiste per le famiglie la possibilità di scegliere liberamente tra scuola pubblica statale e paritaria. Solamente soggetti educativi diversi possono
garantire un’offerta educativa pluralista, che significa costruire un sistema scolastico all’interno del quale i genitori, in virtù del loro diritto precipuo di educare la prole e in ragione del fatto che, in quanto cittadini, pagano le tasse, possono scegliere liberamente, ossia a costo zero, la scuola per i loro figli».
Tema questo che da anni divide l’opinione pubblica e al quale la politica non ha ancora saputo dare una risposta esaustiva, dibattito diventato ancora più attuale anche per il fatto che molte Congregazioni religiose devono affrontare oltre al problema dei costi di gestione delle strutture, il vistoso calo delle vocazioni.
Sono seguiti gli interventi, moderati dal vaticanista della Stampa Domenico Agasso, di fratel Giuseppe Giunti e Marina Lomunno, autori del libro «E-mail a una professoressa » raccolta di testimonianze e riflessioni sulla scuola ascoltate incontrando persone che hanno vissuto il carcere, collaboratori di giustizia, giovani nelle carceri minorili che, grazie all’istruzione, hanno saputo ricostruire la propria esistenza. Il racconto di alcuna di queste esperienze è stato il momento più appassionante e insieme più commovente di tutta la serata, rendendo consapevole l’uditorio presente di quanto
le organizzazioni criminali temano la buona scuola e l’educazione dei ragazzi.
Dello stesso tenore l’intervento di Maria Teresa Pichetto, già professore ordinario di Storia del pensiero politico presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino e tra i fondatori fondatrice del Polo Universitario per studenti detenuti
all’interno del carcere «Lorusso e Cutugno» , il primo ad essere stato costituito in Italia. Tra gli studenti che in questi 27 anni hanno conseguito un titolo di studio la recidiva è pari a zero. A testimonianza di ciò era presente un ex-detenuto, Roberto
Gramola, volontario presso la Caritas diocesana, che ha conseguito una laurea magistrale e che ora porta a conoscenza la propria storia e il proprio percorso di redenzione.
Attualmente un centinaio di studenti frequenta regolarmente un corso di studi. È seguito infine l’intervento di Stefano
Capello, delegato della Diocesi di Torino per l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole, «l’ora di Religione è sempre
un momento di raccoglimento che ci porta a riflettere su tematiche importanti rispettando le varie opinioni e i vari punti di vista della classe intera; pertanto, è molto importante vivere con partecipazione questi momenti».
Ciascun relatore e ogni tema affrontato avrebbero meritato un tempo a disposizione ben più ampio anche per dare al pubblico presente di porre domande o eventualmente controbattere a quanto, con assoluta schiettezza, alcuni oratori hanno
espresso nel loro intervento. La serata si è conclusa con l’invito a promuovere altre serate sul tema dell’educazione e sulle categorie fragili per sensibilizzare l’opinione pubblica e insegnati e studenti su un tema centrale ed urgente per la
formazione delle nuove generazioni
Rinaldo ROCCATI